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Venezia. E’ proseguito oggi il viaggio nella Biennale Arte nei padiglioni nazionali ai Giardini; grande successo per quello statunitense: enorme e coloratissimo, omaggio alle culture precolombiane da parte del famoso artista Jeffrey Gibson. La mostra è presentata dal Portland Art Museum dell’ Oregon e da SITE Santa Fe del Nuovo Messico, in collaborazione con l’Ufficio Culturale del Dipartimento USA e a cura di Kathlee Ash-Milby e Abiagil Winograd. Altro padiglione di rilievo quello brasiliano, intitolato: “Ka’a Puera: siamo uccelli che camminano” che presenta una serie di installazioni, video e manufatti che testimoniano la resistenza e resilienza dei popoli indigeni. Il simbolo principale del padiglione è il concetto di Hahawpuma, che si riferisce alle molte nazioni che abitano questo vasto territorio da molti secoli. Ad esporre Gliceria Tupinamba e el Comunità Serra do Padeiro, Olivenca a Bahia, Olinda Tupinamba e Ziel Karapotò. Imperdibile anche il padiglione della Romania dedicato al Maestro Serban Savu, che presenta una serie di quadri olio su tela dedicato al tema: “Cos’è il lavoro”. Si tratta di un progetto che invita a riflettere sul rapporto fra lavoro e riposo traendo l’ispirazione dal realismo storico e dall’arte di propaganda dei Paesi dell’Est Europa, attualizzandoli alle tematiche contemporanee.
Fra le altre numerose proposte da segnalare nel padiglione dell’ Ungheria l’interessante serie di opere intitolate: “Techno Zen” dell’ artista Marton Nemes, il padiglione nazionale venezuelano di Sol Calero che ha realizzato una serie di coloratissime pareti, forme archiettoniche e colori, tetti spioventi, divisori, recinzioni e terrazze a formare una costruzione multicolore capace di incuriosire e spiazzare il visitatore che si sente proprio “Ovunque straniero” così come vine affermato nell’assunto del curatore della Biennale Adriano Pedrosa. Desta interesse anche la partecipazione ceca nello storico padiglione Ceco e Slovacco, con la complessa e commovente installazione di Eva Kotatkova dedicata alla breve vita della prima giraffa vissuta in cattività in Cecoslovacchia. Una installazione che fa riflettere sulla sofferenza subita non solo dagli uomini, ma anche dagli animali, mentre la performance: “Alla ricerca del secondo cuore nel collo in gesso” della Kotatkova è realizzata dagli artisti e performers Magalì Mariani, Cecilia Xuetong Feng e Tullia Primultiny. Da segnalare infine che, all’edizione 2024 della Biennale Arte, sono risultate assenti negli storici edifici nazionali Corea, Israele e Russia.
L’ingresso del Palazzo della Biennale (Foto Rosa Daros)
(Claudio Almanzi)