
IL PROGRESSO TECNOLOGICO E INFORMATICO NEL TERZO MILLENNIO
- 20 Gennaio 2025
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OLTRE L’INTELLIGENZA UMANA
Il mondo viaggia ormai da decenni su autostrade telematiche; la comunicazione, le relazioni umane e sociali, sono stabilite da un traffico di dati che si potrebbe definire ‘supersonico’, per l’impressionante velocità con cui i suoi circuiti li trasmettono. E’ un fenomeno tecnologico globale, formato da fittissimi intrecci di canali informatici, dai quali nessuno stato o comunità sono esclusi. Quasi superfluo dire che l’intera società umana è vincolata e dipendente dai collegamenti dei sistemi ‘cyber’ nei vari ambiti e settori della vita sociale, in ambito nazionale e internazionale.
Ci si confronta ogni giorno con una collettività che lentamente ha adottato una disciplina fondata su sofisticate reti informatiche, dove l’individuo non di rado fatica a tenere le redini dei complicati sistemi con i quali si relaziona, per i più disparati motivi. Le nuove generazioni risultano essere quelle più ‘ricettive’, ossia in grado di recepire e assimilare i continui cambiamenti e novità del settore, perché certamente più aperte, dotate e preparate a cogliere le sfide del presente e del futuro per quel che riguarda il progresso e le implicite leggi dell’innovazione. Un futuro che appare sempre più imprevedibile, e tanti e tali sono i rivolgimenti in atto, da apparire talora perfino insostenibile. Ogni conquista comunque diventa necessità, sono beni che le nuove frontiere della tecnologia mettono a disposizione del mercato, rendendoli anche relativamente ‘accessibili’ a tutti, al punto che a volte sorge il dubbio se non siano semplici privilegi del nostro tempo, o magari dannazione. Il progresso è un’erma bifronte con le sue ambivalenze..
Basterebbe riflettere all’importanza che ha assunto l’uso del cellulare, per capire che ogni individuo è legato alla società da fittissime maglie di ‘fili’ invisibili, ai quali è inesorabilmente legato, e non potrebbe decidere di reciderli senza riflettere alle conseguenze. Non è difficile immaginare che ‘dissociarsi’ dai regolamenti della tecnologia del nuovo millennio, significherebbe rassegnarsi ad essere scaraventati ai margini di una vita impostata con criteri di comunicazione e relazioni che non possono fissarsi su vie convenzionali, o peggio sul limite di pregiudizi che nessuno può permettersi.
Soffermandoci sull’ambiente in cui viviamo, non quello virtuale, ma quello naturale – doppio binario in cui viaggia la civiltà umana – ci si chiede quale sia l’effettivo ruolo della Natura, che ostinatamente ci presenta le stesse regole, con i suoi cicli e gli accattivanti richiami, per ricordarci l’Origine, e il voto di obbedienza al quale l’essere umano non è mai stato fedele. E come ignorare le ferite che immancabilmente il progresso continua a lasciarle sul volto.. Fino a che punto, dunque, ci possiamo allontanare dalla nostra natura, rischiando d’inoltrarci in vie poco illuminate, che segnano distanze sempre più inconciliabili con i ritmi biologici delle origini? E’ possibile una mediazione della ragione, per rendere gli strumenti della tecnologia più affini e in armonia con questi fondamentali criteri biologici di appartenenza, o ci si deve rassegnare ad un processo ‘irreversibile’, senza scampo? Dilemmi quotidiani, sommersi e immersi nella perenne fuga dalla responsabilità di un’etica che fa scorrere fiumi di parole, poi nei fatti sempre disattese.
Attraverso l’uso dei sistemi informatici, abbiamo creato un’intelligenza alternativa, frutto delle conquiste della scienza e della conoscenza umana, ma il problema è che non sappiamo disimpegnarci da queste linee che viaggiano come rotaie sulla nostra esistenza, e siamo andati talmente oltre, da non riuscire quasi più a distinguerle, tanto sono diventate indispensabili. Ci viaggia dentro questa intelligenza virtuale, quasi ci respiriamo, il pensiero ne è assolutamente condizionato e assorbito ci istiga deliziandoci; per la nostra più autentica natura resta comunque un gioco di enigmi che ogni giorno ci presenta i suoi conti.
L’autonomia dei sistemi informatici, ovvero quell’intelligenza virtuale così sofisticata da assolvere compiti talmente complessi da superare in velocità ed efficienza la stessa mente umana, è una semplice derivazione, con ‘attitudini’ più prodigiose. Poiché le circonvoluzioni cerebrali non hanno seguito uno sviluppo adeguato alle mire del progresso e della scienza, il cervello umano ha replicato i suoi neuroni avvalendosi di sistemi artificiali, per compiere esercizi acrobatici che solo mezzo secolo fa potevano apparire impossibili, fantascientifici. Oggi invece sono realtà, che nemmeno hanno la capacità di stupirci: siamo vittime inconsapevoli dell’ovvietà. E anche questo è un aspetto che ci sfugge, per via di quei ritmi forsennati che travolgono tutto, anche la nostra coscienza. Eppure la Scienza ha sempre occupato spazi di avanguardia nelle sue conquiste.
Si tratta di risultati che a ben guardare lasciano senza parole, o con pochi spiccioli in tasca da spendere in ragionamenti; tutto appare scontato, con questa overdose di traguardi e pietre miliari sempre più importanti, inaspettati. Eppure ‘la cyber intelligenza’, nonostante l’impressionante potenza, nonostante abbia superato di gran lunga quella biologico-intellettiva, non sarà mai in grado di riprodurre il prodigio del pensiero umano e della ragione. Potrà replicare, ‘clonare’ abilità e svolgere compiti sempre più complessi, interdetti alle possibilità di una mente normale, ma non potrà mai imitarne davvero il privilegio. Il progresso tecnologico e scientifico ci ha abituati all’impossibile, ma la specie umana è fondata su un sillogismo unico, che ha premesse e conclusioni non soggette a ‘rettifiche’, provenienti dalle sue stesse creazioni. Questa constatazione in fondo è forse la più rassicurante, in piena crisi delle certezze, ci offre la consapevolezza della nostra integrità, dell’impossibilità di manipolare fino al limite, i cardini della nostra vera natura.
Possiamo ammettere che ormai è arduo rinunciare a tutti quei mezzi che ci semplificano la vita, inutile finire in retorica. Se uscendo di casa dimentichiamo il nostro smarthphone, dopo qualche ora, o forse prima, già facciamo i conti con le crisi di astinenza. In quel piccolo e in apparenza insignificante oggetto, non di rado, ci chiudiamo tutto il nostro mondo; restare senza, sia pure per poche ore, significa quasi sentirci persi, degli alieni davanti ad un mondo che ci chiede d’essere sempre connessi, gli uni agli altri. Perdiamo il controllo delle situazioni, ci sembra di procedere sul limite di una strada interrotta. E allora possiamo anche dire che questi ‘oggetti’ sono tutt’altro che sotto controllo, dato che hanno il sopravvento sulle reali e sane esigenze di una vita normale, svolgono un ruolo di egemonia, e non nel migliore dei modi per il nostro equilibrio. Già, ma come abbiamo constatato, siamo legati da tramagli di fili invisibili, soprattutto per quel che concerne la comunicazione e le relazioni. In questo critico versante non possiamo nemmeno scordare il ruolo dei Social, che ogni giorno rosicchiano il nostro tempo, sottraendolo ad attività certamente più vitali sul piano dei bio-ritmi. Tutto ovviamente sta nel gioco degli equilibri e delle misure, ma il guaio è che stiamo perdendo proprio il senso dell’orientamento su questa sponda. E seguiamo imperterriti quella sorta di ‘livella’ che ci fa sentire più sicuri, rapportandoci con questi parametri in società, ci fa sentire in linea con i tempi; beh, l’inconscio collettivo di Jung è servito.
Ci lasciamo stupire e sorprendere da tutte le trovate del progresso, che magari diventano obsolete nel volgere di poche settimane, e ci rammarichiamo se non possiamo aggiornarci sulla tecnologia e stare al passo come ci piacerebbe, magari cambiando il nostro notebook o l’iPhone ogni tre mesi.. Tutto ci sembra perfetto e accattivante sotto questo arco, non ci sono quasi volti dietro le continue novità del mercato, ma il progresso ci appare come un dio minore, da adorare in modo profano con i riti che ci impone, senza chiedere il parere di nessuno. Non riflettiamo nemmeno sugli errori di questa smania compulsiva di tecnologia, che certo ci semplifica la vita, in ogni ambito, ma ha sempre esatto le sue vittime, in ogni campo. Il progresso è una dinamica che non conosce arresto, è ‘work in progress’ perenne.
Riuscirà mai l’ebook a sostituire i nostri amati libri? Per fortuna la perplessità è tanta.
Ovunque si adottano dispositivi elettronici e informatici, basterebbe fare il confronto tra una semplice officina meccanica di trent’anni fa e una dei nostri tempi, c’è un abisso in termini di strumenti e mezzi, dei quali gli operai che vi lavorano si servono per svolgere le loro mansioni. Ora i controlli e le riparazioni si effettuano tramite computer, certe dotazioni sono poi obbligatorie per legge.. Questo è solo un esempio banale, dato che ovunque il mondo del lavoro si è adeguato alle regole dell’innovazione.
Ma gli errori rientrano a pieno titolo tra le prerogative dell’intelligenza umana, e pertanto anche nei sistemi informatici più sofisticati, l’imperfezione e la vulnerabilità viene sperimentata anche da quelli più protetti. Quando questi sistemi vanno in tilt, per un qualsiasi motivo, da qualche decennio, per ragioni di frode informatica o cybercrime, che danneggiano in modo anche grave i database di questi circuiti, i disagi possono essere davvero notevoli. Accade continuamente, ovunque, ad opera dei cosiddetti ‘hacker’, che s’introducono anche nelle reti di società pubbliche, Istituzioni, violandone la sicurezza. L’ultimo caso clamoroso è accaduto nel 2015 negli Stati Uniti, quando si è verificato qualcosa che ha avuto l’aria di un attacco ai sistemi informatici di Istituzioni e aziende importanti, come L’Wall Street Journal, la compagnia aerea United Airlines, la Borsa di New York, Wall Street, e non solo.. 400 voli furono cancellati dalla compagnia statunitense, creando i problemi e il caos che sono immaginabili negli aeroporti di mezzo mondo.
Si è pensato in un primo momento ad un malfunzionamento dei circuiti, ma con l’andare del tempo il dubbio è degenerato in forte sospetto, dato che troppi obiettivi sono stati colpiti in pochissimo tempo, e non si è trattato solo di centri in cui transitano migliaia di persone, si tratta di obiettivi importantissimi anche sul piano economico-finanziario, come Wall Street.. Non per nulla si sono attivati i sistemi di sicurezza nazionale e governativi, l’FBI è entrata subito in azione con le indagini. Il blocco dei voli ha impedito a migliaia di aerei di decollare, non si è trattato dunque di uno scherzo di poco conto. Mentre il quotidiano Wall street journal tentava d’informare sull’accaduto, si sono verificati problemi anche nei suoi sistemi informatici.. a questo punto la via del sospetto è stata proprio la strada maestra da seguire nelle indagini.
L’innovazione, dunque, essendo frutto della mente umana, è imperfetta, suscettibile di continui errori, che in passato si sono conclusi con vere e proprie tragedie. Basti pensare ad alcune centrali nucleari, e la memoria rimanda a drammi tutt’altro che dimenticati. Inutile chiedersi, davanti ad emergenze di questo genere, e a tutte le vittime che ogni giorno vengono immolate al progresso, se valga la pena rischiare così tanto, quando c’è in gioco la vita di esseri umani. Inutile: niente e nessuno ha mai fermato questa folle ruota che decide, nostro malgrado, il destino di tutti, travolgendo anche la ragione. Certo, inutile, dato che tutto resta avvolto nell’essenza più pura della Vita, e della misteriosa mente umana.
Immagine da Pixabay
Virginia Murru
Lunedì 20 gennaio 2025 – Anno XIX