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SCOMPOSIZIONE COMPOSIZIONE

Viviamo, come in ogni tempo disastroso, l’attesa del mutamento, non manchiamo di congiungerla alla speranza che possa divenire realtà quanto agogniamo. Speranza che, a voler riprendere il filosofo Agostino di Ippona, ha due figli, lo sdegno e il coraggio. Il primo è la capacità di indignarci per quanto proprio noi esseri ‘umani’ abbiamo prodotto, l’altro, da considerarsi eroismo al grado più alto, consiste nell’avere l’ardire, con impegno massimo e attenzione continua, di mutare le situazioni disumane. Difficile, molto difficile: se si perviene al mutamento, è solo temporaneo.

E i tempi disastrosi producono caos, una babele nella quale appare impossibile avere un orientamento volto alla direzione che produca effetti possibilmente positivi. L’intero globo continua ad andare avanti così, ed è, nell’era presente, soprattutto l’Occidente rinunciatario della propria civiltà ad essere nello scompiglio: in lotta con sé stesso, invano tenta di comporre le divisioni. Dall’una parte e dall’altra dell’oceano nessun incolpevole, colpevoli tutti della scomposizione.

Momento grave questo, di grande pericolo per le armi nucleari che da varie parti si vanno ventilando, oseremmo dire pari a quello della crisi dei missili di Cuba al tempo dei due Kappa, Kennedy e Kruscev, o delle altre fasi critiche della guerra fredda vissuta dal globo tra gli anni Cinquanta e Settanta.

Siamo per ora in attesa: dovrebbero i leader mondiali sentirsi per concordare obiettivi di vita pacifica a lunga scadenza (il per sempre è impossibile, data la natura umana che, come sostiene Kant, non ha la pace come stato naturale) non per puntare ciascuno su decisioni ad usum sui. Si perdono colpi al comporre se l’interesse maggiore è a quella pecunia da immemorabile tempo sul podio, ma che oggi qua e là sbanda, si riprende, traballa, allontana dal vivere in pace. La finanza sta sul podio, e la politica segue, ne diviene subalterna.

“C’è di mezzo -scrive il sociologo Luciano Gallino- il senso di una intera civiltà. Che essa appaia asservita al suo sistema finanziario, piuttosto che esserne come dovrebbe la padrona, è un segno che la crisi economica è divenuta crisi di civiltà. Che sia stato il suo stesso sistema politico a costruire dall’interno gli strumenti del suo asservimento alla finanza attesta non meno la gravità della crisi, quanto gli ostacoli che si oppongono al suo superamento”. E altrove lo stesso sociologo sottolinea come il dominio della finanza abbia favorito lo sviluppo delle massime disuguaglianze economiche, le quali pongono le basi della sua stessa crisi ormai in atto, e per superarla si è ricorsi al denaro fittizio. La finanza domina e unisce solo chi fa parte di essa, lo aveva già nel Settecento compreso il filosofo Voltaire che, a proposito della Borsa di Londra, scriveva: “Lì l’ebreo, il maomettano e il cristiano si trattano reciprocamente come fossero della stessa religione, e chiamano infedeli solo quelli che fanno bancarotta”.

Insieme alla finanza, anche in questo tempo, come da sempre, domina il possesso di territori, per esso in varie parti del globo sono in atto guerre con distruzione e morte. Com’è pure a Gaza, di nuovo sotto le bombe israeliane. Situazione non diversa per l’Ucraina. Oggi 19 marzo 2025 è il 1.120° giorno di guerra. Ieri Putin, subito dopo la telefonata con Trump, ha ordinato di fermare per 30 giorni gli attacchi, ma solo alle infrastrutture energetiche ucraine, in cambio ha chiesto lo stop sia di armi statunitensi a Kiev, sia della concessione di informazioni di intelligence. E hanno i due leader discusso anche della necessità di pervenire in Medio Oriente a rapporti normali fra gli Stati, e ciò non solo per una sicurezza globale, anche per l’economia globale. Intanto l’Ue si sofferma a puntualizzare il rispetto della “indipendenza e sovranità dell’Ucraina”, per essa possibile solo con un’adeguata difesa.

Dall’altra parte del globo c’è la Cina che, in un mondo definito dalla NBC “in subbuglio”, può con la sua continuità politica vantare stabilità. Ha pertanto  strategicamente deciso “di presentarsi come baluardo globale”, di proporre una governance globale basata su giustizia ed equità, con lo sguardo volto soprattutto al Sud del mondo, all’Africa. E vuole inoltre  Xi Jinping risolvere il problema della denatalità, anche in Cina presente, e adoperarsi per la crescita dei consumi interni in modo da migliorare la qualità di vita dei cinesi. Biotecnologia, informatica quantistica, AI in tutti i settori e 6G: una Cina in sintonia col mondo perché questo abbia sempre più bisogno della Cina. Non c’è quindi spazio per la guerra, pur mantenendo il Dragone l’occhio vigile su Taiwan che considera sua parte.

Del resto Wang Yi, Ministro degli Esteri della Cina, suole ripetere quanto anche altri in passato hanno detto: “Nessuno vince in un conflitto, mentre con la pace vincono tutti”. Speranza è che possa questa verità essere accolta. Fa, però, meditare Lev Tolstoj: “Togli il sangue dalle vene e versaci dell’acqua al suo posto: allora sì che non ci saranno più guerre”.                                                                    Continua nelle vene a scorrere il sangue: territori e denaro lo fanno ribollire.
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Antonietta Benagiano
Venerdì 21 marzo 2025 – Anno XIX