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Venezia. C’è una nutrita delegazione di appassionati d’arte ingauni e matuziani a visitare in questi giorni la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Quest’anno a curare l’evento è stato chiamato Adriano Pedrosa. “Sono onorato e riconoscente – aveva detto Pedrosa nel ricoprire l’importante incarico – per questo prestigioso incarico, soprattutto come primo latino-americano a curare l’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale, e di fatto il primo a risiedere nell’emisfero sud del mondo”. Ed in effetti il curatore brasiliano Pedrosa ha impostato questa edizione della Biennale, che si chiuderà il 24 novembre, in maniera molto innovativa e con l’occhio rivolto proprio al Sud del mondo.
“La 60esima edizione della Biennale Arte è già tutta nel suo titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere commenta il presidente Pietrangelo Buttafuoco– Due parole potenti e “scandalose” che spalancano scenari attuali e universi possibili, al cui orizzonte si compone la linea di pensiero curatoriale, nitida nel colpo d’occhio della distanza, vibrante di contrasti complessi se osservata più da vicino”.
Adriano Pedrosa è dal 2014 il Direttore Artistico del Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand, il famoso MASP, dove ha curato numerose ed importanti mostre, tra cui Histories of Dance (2020) e Brazilian Histories (2022). È stato premiato con il 2023 Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence, conferitogli dal Central for Curatorial Studies del Bard College di New York. E la Biennale finora è stata visitata già da decine di migliaia di appassionati, oltre che dal Santo Padre, Papa Francesco, che si è soffermato soprattutto nel Padiglione della Santa Sede. Sono ben 86 le partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia.  Quattro i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: si tratta di Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania.
“Complessivamente sono quasi cinquecento gli artisti in mostra- commenta il noto scrittore ed esperto d’arte Armando D’Amaro– un numero vasto che consente al visitatore di avere una visione ampia del contemporaneo. La delegazione savonese di critici d’arte, galleristi, fotografi, giornalisti, ed esperti del settore, domani raggiugerà Venezia per fare visita alla Biennale. Anche quest’anno la kermesse veneziana è una occasione imperdibile per riflettere ancora una volta in maniera aperta  sull’essenza stessa dell’arte”. Al di là delle due sedi tradizionali dei Giardini e dell’Arsenale sono tante le mostre collaterali e le nazioni presenti alla Biennale in giro per la città. Vi segnaliamo in padiglione di Hong Kong con la personale di Trevor Yeung: “Courtyard of Attachment, Hong Kong in Venice”. Interessanti gli acquari che puntano ad attirare la nostra attenzione sul delicato equilibrio che dobbiamo raggiungere per preservare i nostri ecosistemi vulnerabili. Si tratta di acquari senza pesci vivi al loro interno che fanno riferimento ad elementi legati soprattutto alla cultura feng shui. La mostra è stata curata da Olivia Chow che, con approccio intelligente, conduce il visitatore ad incontrare una delle più importanti presenze ed espressioni della scena artistica contemporanea di Hong Kong. Altra notevole e sorprendente presenza è il padiglione dell’Azerbaigian che presenta opere di tre artisti molto interessanti: Vusala Agharaziyeva, Irina Eldarova e Rashad Alakbarov. Crocevia di percorsi e di popoli l’ Azerbaigian è stato a lungo paese multiculturale ed ancora oggi il popolo azero possiede un’esperienza notevole nel promuovere il dialogoe l’unità fra i popoli. La mostra, partendo dal titolo della Biennale: “Stranieri ovunque”, propone l’utilizzo di una vasta varietà di media: pittura, installazione e video per esplorare il legame profondo fra luogo ed individuo. I tre artisti appartengono a tre generazioni diverse ed impiegano mezzi espressivi differenti, tuttavia i loro lavori rappresentano situazioni che intrecciano realtà e fantasia in cui l’essere umano deve superare l’alienazione e raggiungere un senso di appartenenza nello spazio osservato o immaginato.
Un’opera al padiglione dell’Azerbaigian (foto Rosa Daros)
(Claudio Almanzi)