‘Chaos’, il punto della prof Benagiano
- 11 Novembre 2024
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‘Chaos’, il punto della prof Antonietta Benagiano
Nell’Atto II del Mefistofele Arrigo Boito canta: “Ecco il mondo,/vuoto e tondo,/s’alza, scende,/balza e splende./Fa capriole intorno al sole,/trema, rugge, dà e distrugge,/ ora sterile or fecondo./ Ecco il mondo”. Ed in questo mondo “vuoto e tondo ogni tempo ha le sue parole ricorrenti nelle diverse lingue e insieme nomi di personaggi che con frequenza rimbalzano, da varie parti maggiormente oggi, da stampa televisione e social. Nel nostro presente non solo nella parte di mondo che direttamente li riguarda ma ad ogni latitudine rimbalzano Putin e Zelensky e Xi Jinping, Netanyahu e Biden (in declino ora), Trump (è tornato in auge per le tante stelle che si sono colorate di rosso) e altri nomi che fatti rilevanti e anche tragici hanno portato alla ribalta, oppure rimbalzati per l’enorme ricchezza da rivoluzione tecnologica, come Elon Musk.
C’è poi la parola guerra (non era scomparsa, ma sta da un bel po’ imponendosi sul podio) e turbolenza (climatica, antropologica, politico-sociale) che produce esiti terribili e discussioni senza fine, e c’è ancora la parola instabilità (economico-finanziaria, e non solo). Stravince, però, sul labbro diffusa in ogni parte del globo la parola chaos. Perché, a riflettere, noi umani siamo un impasto di logos e del suo opposto, con prevalenza dell’opposto. Così, mentre nell’universo sembra regnare un ordine preciso, sulla Terra ognuno è portato ad affermare i propri diritti e sentimenti, non intende quindi quelli altrui. “Sempre la confusione de le persone/ principio fu del mal de la cittade” afferma Dante nel canto XVI del Paradiso.
Potrebbe, quel che il Sommo Poeta considera, valere per il globo intero. Col chaos vanno in fuga ordine e regola, calma e pace, armonia. Non è questo chaos il vuoto primordiale, oppure l’informe e rozza materia che platonicamente attende il Demiurgo a formare il cosmo, che è il suo opposto. No, chaos non è la grande lacuna originaria preesistente alla creazione dell’universo, che veniva dallo scrittore britannico di fantascienza Michael Moorcock rappresentato con il simbolo di otto frecce a raggiera. Il nostro chaos è sì della materia che l’avanzata tecnologia in infiniti modi trasforma, ma è soprattutto confusione di idee e sentimenti da cui nessuna generazione si salva. Sin dall’età infantile si apprende la confusione dall’adulto confuso, con essa si va avanti negli anni approdando a una confusione sempre maggiore.
In linea di massima nessun danno generale se porta il soggetto in una condizione di pensiero che non è da considerarsi chaos per sé ma per qualche altro, precisamente per colui che non riesce a cogliere il senso. A tal proposito lo scrittore, pittore e reporter statunitense Henry Miller soleva dire che “la parola confusione indica un ordine che l’altro non capisce”, e ciò non comporta grosse conseguenze. Talora anzi, secondo alcuni, è proprio quel chaos a produrre nel soggetto creatività. “Bisogna avere in sé il chaos per partorire una stella che danzi”, afferma Nietzsche. Ma quando la confusione dei soggetti è relativa a problemi che riguardano tutti c’è anche il pericolo che le decisioni possano ritorcersi a svantaggio dello Stato, di una unione di Stati, persino dell’intero globo. Accade quando viene meno quella verità che Carlo Fruttero chiama “umana” e tutto procede confondendo giusto e ingiusto.
Chaos globale nelle leggi, nelle varie istituzioni, nei rapporti senza verità. Manlio Graziano, docente alla Sorbona ed esperto di geopolitica, nel suo libro “Disordine mondiale” (Mondadori 2024) vuole dare motivazioni sul “perché viviamo in un’epoca di crescente chaos”. Parla della politica mondiale, del suo carattere caotico e conflittuale, da cui -diciamo- non è esente il contributo dei social, e pone in rilievo il venir meno dell’egemonia degli Usa, che definisce stabilizzatrice. Ciò potrebbe avere come esito il pericolo di una terza guerra mondiale, quella che farebbe tornare il mondo all’età della pietra, secondo Einstein, e non solo. La guerra in Europa e la crisi in Medio Oriente hanno infatti prodotto una realtà di chaos, quasi impossibile da controllare. Come spegnere i focolai che disastrosamente ardono? C’è un’arte antica, quella del parlarsi, la diplomazia, sulla cui sincerità molto teneva da ridire Stalin ritenendola impossibile “come l’acqua asciutta e il ferro di legno”. Appartiene, secondo George Bernard Shaw, ad una delle cinque bugie, oltre alla diplomazia, inserisce la bugia semplice riguardante tutti, poi le previsioni del tempo, la statistica e il comunicato ufficiale. E anche altri hanno della diplomazia opinione non positiva.
Noi, invece, non escludiamo che il parlarsi degli Stati possa sortire lo spegnersi del pericolo massimo, purché, come dice Oscar Wilde, ci si renda conto, al pari che con l’insalata, di “quanto olio mettere insieme all’aceto”. Sarebbe un ridimensionarsi del chaos mortifero, ritornare da parte di tutti a quei problemi cosiddetti normali che pur affaticano l’esistenza in qualsivoglia zona del globo. Bellezza della pace! E stralciamo da “La locusta sul vetro”, nostra pubblicazione recente, il vaneggiamento di pace della giovane protagonista: “Dal diluvio del male siam fuori…/nuovamente il sole viviamo/l’armonia/pace nell’umano genere/ giammai svanirà/ nel volere di tutti perfetta/intangibile/ disarmonia l’altra realtà/male che ammala/Abbandonata l’infelicità cronica/ deserte le passioni tristi/ normale nostro abito la felicità/ esseri viventi e natura ed Essere Supremo/unico respiro/sintonia/ebrei e palestinesi e cristiani e…/pace alfine/ dolce pace”.
Immagine da Pixabay
(Antonietta Benagiano)
Lunedì 11 novembre 2024 – Anno XVIII