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IL CIBO BIOLOGICO UE VA SEPARATO DA QUELLO EXTRA-UE: COLDIRETTI, SERVE IL MARCHIO DEL BIO ITALIANO PER TUTELARE AGRICOLTORI E CONSUMATORI

Genova. Quando si parla di importazioni biologiche dall’estero s’intende i prodotti che entrano in Unione Europea con un marchio bio che, seppur a livello letterale risulti identico a quello europeo, nella pratica non rispecchia gli stessi standard qualitativi né tantomeno viene sottoposto agli stessi controlli. Ciò, va da sé, rappresenta un enorme problema, sotto innumerevoli punti di vista: tali prodotti bio Extra-UE sono in spropositato aumento, con importazioni cresciute del 40% nel 2023.

“Gli arrivi di cibo biologico Extra Ue in Italia” – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale, “sono passati dai 177 milioni di chili del 2022 ai 248 milioni del 2023, secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue, mentre quelle totali nell’Unione Europea sono diminuite del 9%. Il rischio è che l’invasione di prodotto straniero a basso costo finisca per mettere all’angolo quello italiano di qualità, causando un’inversione di tendenza rispetto alla crescita dei terreni coltivati”.

Cosa succederebbe se l’Italia da paese produttore diventasse paese importatore? “Vedremmo vanificati gli sforzi delle imprese agricole che hanno consentito in questi anni di raggiungere la percentuale di quasi un terreno su cinque coltivato con metodo bio. In Liguria, poi, gli operatori biologici sono ormai da anni più di 400, per circa 3900 ettari di superficie coltivata. Considerando le superfici ridotte della nostra regione, è un ottimo risultato.”

Le produzioni biologiche liguri di maggior rilevanza sono latte, formaggi, carne, miele; ma anche olivicoltura, orticoltura e piante aromatiche. Tutto ciò è in netto contrasto con gli aumenti record delle importazioni cosiddette “bio” dai confini Extra-UE: gli ortaggi bio provenienti dall’estero, per esempio, sono cresciuti dell’84%. In crescita pure gli arrivi di olio d’oliva (+15%) con l’Italia che è oggi al primo posto tra i Paesi importatori, mentre i produttori liguri lavorano duramente per far conoscere i propri Oli Dop Riviera Ligure, denominazione che comprende tre menzioni geografiche specifiche – Riviera dei Fiori, Riviera del Ponente Savonese e Riviera di Levante. Proseguono Boeri e Rivarossa: “Basti pensare che la Liguria è stata la prima regione italiana ad aver ottenuto il riconoscimento europeo di denominazione di origine protetta per la sua produzione di olio. A guardare i numeri, però, nel 2023 sono entrati nel nostro Paese oltre 24 milioni di chili di Olio, più della metà del totale importato in tutta l’Ue”.

“Risulta dunque urgente e anzi, prioritario, fare ogni possibile sforzo per valorizzare il prodotto agricolo biologico nazionale e regionale, favorendo la creazione di filiere interamente made in Italy, dal campo fino alla tavola, e rendendo chiare le differenze qualitative tra un prodotto e l’altro. Il consumatore deve essere consapevole, e l’unico strumento che abbiamo è l’etichettatura. Abbiamo una chance di investire sulla trasparenza, qui. La domanda è: saremo, come paese e come Unione Europea, in grado di coglierla?”
(C.S.)
Giovedì 18 luglio 2024 – Anno XVIII