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Silvana parla con versi e musica al suo straordinario sposo e padre amatissimo Roberto.

Un’infida malattia se l’è portato via a soli cinquant’anni. Era uno straordinario uomo, figlio, fratello, amico di estrema gentilezza e disponibilità, sempre mosso da alto senso del dovere e di responsabilità. Indimenticabile. Silvana ha scelto questa poesia di Francesco Roversi (riportata anche sulla “Pagellina”) che ha sentito sua e che ha fatto recitare come se fosse lei stessa a parlare con il suo Roberto.

“Non posso tenerti per mano /ì e allora ti tengo nel cuore. / Ed è lì che sei e sarai presenza, eterna. / Ed è quello il posto più bello che ho. / Mi diranno che non posso toccarti. / Vero, ma nel cuore io ti sento. / Mi diranno che non posso vederti. / Vero, ma gli occhi ricoprono le distanze / e nel cuore non c’è distanza. / Mi diranno che non posso udire la tua voce. / Ma io ti ascolto e in me fai rumore! / Mi diranno che non posso parlarti. / Vero. Ma a cosa servono le parole, / tu mi fai battere il cuore. / E se il cuore è l’organo della vita, / anche se io non ti tengo per mano, / non ti vedo e non ti parlo, / faccio molto di più, ti tengo nel cuore, /io ti tengo nella mia vita.”

E poi, a conclusione della cerimonia, tutti hanno potuto ascoltare l’”Adagio” di Albinoni (versione in italiano di Remo Giazotto, lanciato discograficamente dalla cantante italo-belga Lara Fabian) nella magnifica interpretazione della nota sovrano tarantina Angela Massafra, già in primo piano in numerosi concerti anche all’estero e nel ruolo dei principali personaggi di opere liriche.

Queste sono le parole, scelte appunto da Silvana e dedicate Roberto, dell’ “Adagio” nella versione italiana che ha conquistato tutti i presenti, grazie naturalmente alla bella interpretazione di Angela Massafra.

Adagio. / Non so dove trovarti, / non so come cercarti, ma sento una voce che nel vento / parla di te, quest’anima senza cuore /aspetta te.

Adagio / Le notti senza pelle, i sogni senza stelle. / Immagini nel tuo viso, / che passano all’improvviso / mi fanno sperare ancora / che ti troverò.

Adagio / Chiudo gli occhi e vedo te, / trovo il cammino che mi porta / via dall’agonia, / sento battere in me questa musica / che ho inventato per te.

Adagio / Se sai come trovarmi, se sai dove cercarmi / abbracciami con la mente, / il sole mi sembra spento / accendi il tuo nome in cielo / dimmi che ci sei quello che vorrei / vivere in te.

Adagio / Il sole mi sembra spento. / Abbracciami con la mente. / Smarrita senza di te. / Dimmi chi sei e ci crederò. / Musica sei.

Adagio.

Tutti hanno applaudito la magnifica interpretazione della soprano Angela Massafra di questo “adagio” scelto da Silvana.

E anche Roberto, ne siamo certi, da lassù (ma presente) sicuramente avrà apprezzato l’amore grandissimo della moglie, l’affetto che tutti hanno a lui riservato, ricordando quanto era dolce e meravigliosamente buono.

Tutto questo si è svolto nei giorni scorsi a Massafra nel corso del trigesimo celebrato nella chiesa di San Leopoldo Mandic, completa in ogni suo spazio. Com’era avvenuto nel giorno delle esequie, presenti i suoi superiori (faceva parte della Guardia di Finanza) Colonnello Massimo Dell’Anna, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Taranto; il Generale di Divisione Francesco Mattana, Comandante Regionale Puglia; il Tenente Colonnello Valerio Bonvenga, Comandante Nucleo P.E.F. Taranto; il Maggiore Arturo Boccuni, Comandante Compagnia di Martina Franca; il Capitano Mauro Nuzzo, Comandante Gruppo Taranto; il Capitano Giuseppe Detommaso, Comandante 2° Nucleo Operativo. E tanti altri militari (in suo onore era stata anche letta “La preghiera della Guardia di Finanza”) e tante, tante altre persone, non solo cittadini ma provenienti anche da fuori città), che hanno voluto ricordarlo e nello stesso tempo dimostrare la loro vicinanza alla moglie Silvana (con accanto gli adorati figli Riccardo e Bianca), agli amati genitori e fratelli (giunti dalla Sicilia papà  Antonino, mamma Giuseppina, i fratelli Giuseppe e Marco con le loro mogli), e ai suoi suoceri Fernando e Filomena (lo avevano sempre considerato e chiamato figlio), ai cognati, nipoti e parenti tutti.

Splendida e commovente l’omelia (come lo era stata quella delle esequie) di don Michele Quaranta, parroco della stessa chiesa, che conosceva benissimo Roberto. Anche questa volta l’ha ricordato a tutti com’era con sé stesso e con gli altri.

Nella foto Roberto.
(Nino Bellinvia)