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Il duo jazz che ha conquistato il Sol Levante il 23 marzo presenta  “ITALIAN SPIRIT: LIVE STREAMING IN TOKYO”

 

Come è nata l’idea di «Italian Spirit»?

Alessandro – Italian Spirit è il titolo dell’ultimo nostro album pubblicato nel novembre scorso per la label Francese Art in Live. Esso raccoglie 11 brani tra le più belle canzoni della musica italiana reinterpretate in versione strumentale per tromba e pianoforte. Da Vasco a Bersani passando per Dalla e i Tiromancino abbiamo voluto offrire una rilettura di questi indimenticabili brani contemporanei creando un ponte generazionale tra la musica leggera e il jazz.

Marco – Italian Spirit è il frutto di un’intensa riflessione artistica e vuole sancire una volta di più il sodalizio musicale con Alessandro. In aprile 2019 abbiamo partecipato alla prima edizione del festival jazz europeo di Canton in cui rappresentavamo l’Italia, ed è proprio in quell’occasione che abbiamo proposto, oltre ad un repertorio originale, anche dei brani italiani contemporanei che potessero rappresentare l’Italia di oggi. Dopo il grande successo e l’apprezzamento del pubblico per noi è stata un’evidenza continuare su questo nuovo filone e registrare cosi il disco nel settembre scorso.

 

Raccontatemi un pochino di più sul vostro prossimo concerto

Alessandro – Il 23 marzo presenteremo per la prima volta live il nostro ultimo album. Il concerto sarà trasmesso in diretta presso l’auditorium Umberto Agnelli di Tokyo all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura. Il concerto sarà registrato presso lo storico teatro Casone di Ortovero e contemporaneamente proiettato per il pubblico presente in sala della capitale giapponese.

Marco – Siamo felicissimi di poter ritrovare, anche se in modo virtuale, il pubblico giapponese, al quale siamo particolarmente legati, infatti è proprio in Giappone che è iniziata l’avventura artistica con Alessandro, e poter ritrovare il nostro pubblico suonando su un palco virtuale è per noi una vera fonte di orgoglio. Per questo e per i prossimi concerti di presentazione del progetto ‘Italian Spirit’ abbiamo deciso di invitare il percussionista Andrea Marchesini. Andrea è un musicista di grande talento ed esperienza, che come noi ama le contaminazioni tra i generi. Per me e Marco è stato quindi facile integrare la vena artistica di Andrea, che si è adattato benissimo al nostro modo di suonare. Anzi, ha fatto molto di più, arricchendo i brani con particolari ritmici, a volte quasi melodici, senza mai essere invasivo».

 

Qual è il messaggio che volete trasmettere con l’album “Italian Spirit”?

Marco –  Sicuramente l’impronta strutturale di Italian Spirit è jazz in quanto ci sono ampi momenti di improvvisazione ma personalmente mi piace pensare alla musica come un linguaggio universale e ai vari stili come accenti diversi della stessa lingua. La nostra scommessa è soprattuto di cercare di creare un nuovo filone artistico che possa avvicinare il grande pubblico alla musica strumentale, in ogni parte del mondo mescolando pop, rock, world music e musica classica. Noi amiamo la musica fatta bene qualunque stile esso sia e credo che questo si percepisca in Italian Spirit che mi piace definirlo un disco strumentale ma senza etichetta di stile.

 

Per quale motivo avete aggiunto un percussionista al vostro duo?

Alessandro – Per i live sia io che Marco avevamo voglia di una formula diversa da quella più intimista del disco ed inoltre ci piaceva l’idea di aggiungere timbriche percussive in una formazione inusuale. La scelta di Andrea è stata quindi evidente per entrambe. Oltre ad essere un caro amico Andrea è un musicista eclettico che stimo moltissimo. La sua fantasia e varietà timbrica si fonde a meraviglia con il nostro modo di suonare, anzi fa qualcosa ancora di più importante, apportare nuove idee e linfa vitale al progetto. Inoltre Andrea è stato coinvolto nel nostro progetto in una veste del tutto nuova anche per lui, quella di percussionista, una nuova sfida timbrica anche per lui.

 

Noti come il duo jazz che ha conquistato il Sol Levante, martedi 23 marzo ci sarà il live streaming proprio per il pubblico giapponese in anteprima. Ebbene, come descrivereste appunto lo spirito di noi italiani?

Alessandro – Fino a quando non usciamo dall’Italia è difficile avere la percezione di quanto siamo apprezzati a livello mondiale come patria della melodia. Abbiamo una ricchezza che attraversa le epoche. La nostra scommessa è stata appunto ribadire che i cantanti contemporanei non hanno niente a che invidiare ai loro predecessori.

 

Non è un segreto il vostro aver conquistato, tra gli altri Paesi, appunto il Giappone: a cosa pensate sia dovuto questo largo apprezzamento delle vostre reinterpretazioni di alcune tra le più belle canzone della musica italiana in chiave jazz?

Marco – Al pubblico Europeo in generale credo manchi la curiosità di voler scoprire cose nuove. Il pubblico d’oriente è molto attento alle nuove proposte e molto rispettoso degli artisti in generale, qualsiasi genere propongano, anche quelli cosi detti di nicchia come la musica strumentale.

Alessandro – E inoltre non dimentichiamoci che proprio ora in Cina il settore culturale è in piena espansione e una proposta culturale che mischia il jazz ad altri generi musicali come la musica classica è considerata cosa molto apprezzabile dai Cinesi, e non solo

 

Qual è la vostra motivazione per cui pensate sia doveroso creare un ponte generazionale tra musica leggera e jazz?

Marco –  Sicuramente l’impronta strutturale di Italian Spirit è jazz in quanto ci sono ampi momenti di improvvisazione ma personalmente mi piace pensare alla musica come un linguaggio universale e ai vari stili come accenti diversi della stessa lingua. Per questa ragione i ponti si creano non solo tra la musica leggere e quella jazz ma anche tra la musica etnica e quella classica. Da amante della musica e fruitore cronico ascolto diversi generi di musica. Oggi abbiamo la fortuna di poter accedere in un click a un’infinità di brani di diversi stili e francamente credo sia impossibile non ispirarsene.

Alessandro – Altre ad essere musicisti siamo anche degli insegnanti.  Essendo a contatto con e nuove generazioni siamo consapevoli che sull’infinità di musica che si trova in commercio non tutta è di buona qualità, quindi ci troviamo spesso a dover fare da “Cicerone” per orientare i ragazzi su ascolti vari che possano loro dare un ventaglio della musica in generale. Quello che abbiamo fatto con Italian Spirit è cercare di riavvicinare le generazioni degli anni 80 alla musica strumentale passando per canzoni che hanno tutti canticchiato almeno una volta, e tramite le nostre versioni strumentali istigare la curiosità alle nuove generazioni ad ascoltare le versioni originali di questi 11 capolavori.

 

Musicisti ormai di casa in Giappone, Indonesia, Cina, Malesia, Cambogia cosa trovate di peculiare e cosa di diverso, come altresì cosa di simile tra Sol Levante ed Italia (e Francia dove, Marco, vivi ed insegni dal 2012 al Conservatorio Nazionale di Nizza) a livello societario – e dunque e soprattutto pure artistico? 

Alessandro – I nostri viaggi in oriente ci hanno insegnato il rispetto per l’arte. In Asia c’è una considerazione reale e intrinseca per il lavoro degli artisti. Diciamo che in Oriente facciamo il nostro mestiere con molta più consapevolezza di fare qualcosa di importante e indispensabile per la società.

Marco – sicuramente il rispetto per l’arte ma soprattutto per artisti “esotici” come possiamo risultare noi ai loro occhi. Personalmente sono rimasto colpito anche per l’immensa umiltà delle persone e la cura di ogni dettaglio prima durante e dopo le nostre performance.  Per quanto riguarda invece la Francia, la grande differenza con l’Italia è che la categoria dei musicisti è riconosciuta dalle autorità e sostenuta come un vero e proprio sistema (quello del lavoro ad intermittenza) che permette ai lavoratori dello spettacolo di vivere della propria arte.
(Eugenio Bolia)