La poesia si fa soglia; Conte Ugolino

 

Oggi, per la rubrica Sapore di poesia, incontriamo il Conte Ugolino, tra le figure più drammatiche dell’Inferno. La poesia di soglia lo ritrae non narrando, ma condensando in segni rapidi la prigionia, la fame, l’ombra dei figli e il silenzio che resta.

Conte Ugolino

Torre chiusa
sassi che stringono
fame che rode

sguardi imploranti
voci che cadono
mani in attesa
notte che scende

non resta parola
denti sul gelo
ombra che tace.

Commento
Il ritratto di Ugolino evita il racconto diretto e si concentra su immagini essenziali: la torre, la fame, gli sguardi dei figli. Il dolore non è gridato, ma reso da segni minimi — “voci che cadono”, “mani in attesa” — che evocano impotenza e disperazione. La chiusura si raccoglie in due icone dure e spoglie: i denti sul gelo, l’ombra che tace. Nessuna spiegazione, solo la sospensione di un silenzio che pesa più di ogni parola.

Zeno V. Bolciani
Sabato, 26 aprile 2025 – Anno XIX