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Per facilitare la lettura delle parole del dialetto ligure di Albenga (e di conseguenza per una loro corretta pronuncia) riteniamo utile pubblicare brevi  ”Indicazioni per la pronuncia” a cura di Vincenzo Bolia (al centro nella foto con i poeti Vincenzo Dagnino e Angelo Gastaldi).

ALFABETO

L’alfabeto latino è composto oggi da 26 caratteri (o lettere), suddivisi in:
– 5 vocali:  A, E, I, O, U (forma maiuscola) – a, e, i, o, u (forma minuscola);
– 21 consonanti: B, C, D, F, G, H, J, K, L, M, N, P, Q, R, S, T, V, W, X, Y, Z (forma maiuscola) – b, c, d, f, g, h, j, k, l, m, n, p, q, r, s, t, v, w, x, y, z (forma minuscola).

Vista però l’insufficienza di caratteri latini per rappresentarne tutti i fonemi, al dialetto ligure di Albenga (parlata che deriva dal latino, come la lingua italiana) sono state aggiunte due vocali (Ï – ïÜ – ü), due consonanti (Ȓ– ȓ,   ), un dittongo (EU – eu) e un trittongo (OEU – oeu).

PRONUNCIA

Le vocali “classiche” (a, e, i, o, u) si pronunciano come in italiano.

Le consonanti, da sole, hanno un suono indistinto e per essere chiaramente pronunciate devono accompagnarsi ad una vocale.

La vocale “aggiunta” Ï – ï corrisponde al suono mouillé francese. Ad es. familles (alb.: famïe).
La vocale “aggiunta” Ü – ü si pronuncia come la Ü nel tedesco. Ad es. führer (alb.: üga).

La consonante “aggiunta” Ȓ – ȓ per la R palatale, tipica della parlata albenganese (ma non solo), si pronuncia come il suono r inglese. Ad es. celery (alb.: selleȓu).
La consonante “aggiunta”   –  si pronuncia come il suono s dolce in italiano. Ad es. rosa (alb.: reua); è stata introdotta la  per differenziarla dal suono della s sorda in italiano. Ad es. divertirsi (alb.: divertise).
La consonante X – x si pronuncia come la j francese. Ad es. jardin (alb.: géxa).

Il dittongo EU – eu si pronuncia come nel francese. Ad es. fleur (alb.: zeugu); l’accento su l’una o l’altra vocale, ne elimina il dittongo (es. alb.: ajèuleún).
Il trittongo OEU – oeu si pronuncia come nel francese. Ad es. coeur (alb.: coeu).

SS-C è l’insieme dei suoni italiani sc e c dolce (alb.: sc-ciümma).
SSC 
è il suono italiano sc rafforzato (alb.: passciùn).

Gli accenti sulle vocali sono tre:

«acuto» (´), indica suono chiuso: ad es. néve;
«grave» (`), indica suono aperto: ad es. bèllu;
«circonflesso» (ˆ), allunga il suono: ad es. âe.

Anche i due punti sopra una vocale allungano il suono (alb.: famïe).
Il trattino invece lega insieme i suoni di due grafemi (alb.: e-e tûre).

Ciò premesso, è bene precisare che non esiste un criterio univoco riconosciuto per la trascrizione dei dialetti liguri, e men che meno una grafia standard per l’insieme di queste parlate. Si ritiene però utile adeguarsi in linea di massima a criteri generali per recuperare il senso dell’unità delle parlate della Riviera ligure di Ponente e rendere così la varietà della parlata albenganese più intelligibile anche a chi non è originario della cosiddetta Città della cento torri.

Tuttavia, poiché nessuno è vincolato a “regole” rigide per quanto riguarda la pronuncia e tanto meno per la grafia, ciascuno può scrivere nel modo che più ritiene opportuno.  E  tutti gli autori cosiddetti “dialettali”, pur scrivendo con grafie e regole non sempre combacianti in toto, manifesteranno lo stesso il loro amore e l’attaccamento alla propria terra, alla propria gente.

ARBENGA

Cumme a l’è bèlla Arbenga
sittè antiga
vista da l’âtu,
a tûre du culéggiu Oddu
in prìmmu ciàn,
ci
ǘ luntàn
u campanìn de San Miché
e peui e tûre
de Palassu Veggìu e di Malasemènsa,
da seculi abbrassèi,
ch’i se fan cumpagnia.
E teiti dappertüttu
in scè rügu
e cà ingaune.
Mi e spe
ȓu de rivegghite prestu,
Arbenga,
mé sittè de-e sèntu tûre,
baxà da-a Sènta
e cun l’I
uȓa
ch’a te mi
ȓa da luntan.

ALBENGA

Com’è bella Albenga
città antica
vista dall’alto,
la torre del collegio Oddo
in primo piano,
più lontani
il campanile della cattedrale
e poi le torri
di Palazzo Vecchio e dei Malasemenza,
da secoli abbracciate,
che si fanno compagnia.
E tetti dappertutto
sulle rugose case ingaune.
Spero di rivederti presto,
Albenga,
mia città turrita,
baciata dal Centa
e con l’isola Gallinara
che ti guarda da lontano.

 

LIGURIA

Cunturnà dai munti
e dau bleu du mà,
scavà in sà e in là
da lünatiche sc-iümè
ȓe,
patria de l’u
ȓivu
e du sé vèntu
u,
Liguria, mé tèra,
cùn ti l’invèrnu
u l’è cumme primave
ȓa.

LIGURIA

Cinta dai monti
e dal blu del mare,
scavata qua e là
da lunatici torrenti,
patria dell’ulivo
e del ciel ventoso,
Liguria, terra mia,
con te l’inverno
è come primavera.

(dal libro Pensceȓi… paȓolle (Pensieri… parole) – Editore Montedit, Melegnano (MI), 2009)