
‘Il Presidente’ considerazioni di Renata Rusca Zargar
- 30 Ottobre 2022
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Per la prima volta, in Italia, una donna ha raggiunto una meta impensabile: ha frantumato il cosiddetto tetto di cristallo, cioè ha superato le barriere che tuttora esistono per impedire alle donne di raggiungere carriere di alto livello.
L’Italia è molto arretrata in questo soggetto, lo sappiamo, ma non solo in questo. È del 1965 l’ingresso delle prime donne in magistratura, ma si potrebbero citare molti altri esempi. Forse, tutte noi donne, dovremmo essere soddisfatte che finalmente sia stato fatto un passo per tracciare un sentiero di pari opportunità per tutte noi.
Ora noi siamo in ansiosa attesa di capire dal nuovo Governo capitanato da una donna come risolveremo l’aumento del costo dell’olio al supermercato, della pasta, senza parlare di gas, luce, siccità e invadente desertificazione del nostro bel paese.
Per prima cosa ci è stato detto, però, che potremo portare nella borsetta parecchie migliaia di euro in contanti. Allora, ci immaginiamo uomini e donne comuni con il portafoglio e la borsetta gonfi di contanti per andare a fare la spesa, senza più alcuna paura di essere rapinati o scippati.
Subito dopo, abbiamo sentito dire che la signora vuole essere chiamata “il Presidente del Consiglio”, anzi,signor Presidente del Consiglio.
Come sappiamo, molte professioni sono state per secoli esclusivo appannaggio del maschio, quindi, non c’era motivo di avere il sostantivo femminile. Poi, quando le donne sono entrate in vari ruolo, seppur molto lentamente, anche attraverso l’uso, si è stabilito come chiamarle. Secondo me, un grande motivo di orgoglio femminile è iniziare a usare un titolo al femminile.
Forse, presidentessa non ci piace, tanto più che, un tempo, mancando donne “presidenti”, indicava la moglie di un Presidente.
Ma, secondo l’Accademia della Crusca, il femminile “la presidente” è perfettamente corretto e si coniuga con il resto di qualsiasi frase che, trattandosi donna, sarebbe declinato al femminile (es: Il Presidente del Consiglio si è recata).
Dunque, perché vergognarsi di essere donna e farsi chiamare uomo? Forse, sotto sotto non ci si ritiene alla pari e ci si nasconde dietro il maschio?
Ahimè, a noi donne manca il pene! Eppure possiamo, se vogliamo, essere madri, creiamo la vita e senza di noi l’umanità finirebbe.
Perché, dunque, questo spirito di adeguamento simbolico (pare persino che il cerimoniale sia previsto solo al maschile!!!) e riconoscimento che il potere è solo del maschio? Non è forse il momento di cambiare e di rompere davvero quel famoso tetto di cristallo?
Comunque, in attesa che il mio paese ammetta le pari opportunità, almeno nella grammatica, voglio adeguarmi anch’io al nuovo che avanza: ho proibito a mio marito di dire in giro che sono sua moglie. Deve imparare ad affermare che io sono suo marito perché, in fondo, il genere maschile continua a trionfare in tutte le occasioni.
P.S. Sento ora che Il signor Presidente del Consiglio ha affermato che si trattava una circolare sbagliata e che possiamo chiamarla come vogliamo.
Mi sorge un altro dubbio: non sarà stata, per caso, una polemica di distrazione di massa?
Riferimenti:
Nomi professionali femminili – Consulenza Linguistica – Accademia della Crusca
Nomi di mestiere e questioni di genere – Accademia della Crusca
Il femminile di questore e di prefetto – Consulenza Linguistica – Accademia della Crusca
(Renata Rusca Zargar)