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Riceviamo e pubblichiamo la Newsletter di Paolo Farinella, prete

GENOVA AL BIVIO: O SA DIRE BASTA, O SPROFONDA!

 

CHI «MUGUGNA» SI DICHIARA COLPEVOLE, SENZA APPELLO!

2° APPUNTAMENTO AL DUCALE

All’inizio del ‘900 del secolo scorso, i popoli europei, stanchi della finzione della pace borghese, che affamava i popoli, privandoli del lavoro, inneggiarono alla «guerra».    La retorica patriottarda del «sacro dovere di difendere la patria» non gli fece percepire cosa significasse e comportasse.
L’analfabetismo universale e la vita rurale con una esistenza sociale confinata nel proprio piccolo OMBELICO, furono la spinta per aspirare a una ipotesi di liberazione dalle condizioni di schiavitù sub-umana, mentre per pochi intellettuali fu la visione di un futuro «quale-che-sia», formalizzata in «arte futurista».
Una ubriacatura anarco-rivoluzionaria, senza coscienza, ma sufficiente per volere abbattere imperatori, prìncipi, baroni; i quali, vivendo sulle spalle dei popoli schiavi, li costrinsero, a furor di «amor di patria», a dare eroicamente il proprio corpo al tritacarne della guerra, drogandoli con la retorica truce oraziana: «Dulce et decorum est pro patria mori» (Orazio, Odi III,2,13).

La Chiesa non fu da meno, avendo inventato, fin dal sec. V l’obbrobrio osceno della «Guerra giusta», un ossimoro blasfemo e sacrilego, formalizzato per la prima volta da Sant’Agostino (De Civitate Dei, IV,6.15; cf Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, IIª-IIae q. 40 art. I).

Ci vollero 16 secoli pieni e rotti perché questa idiozia «teo-clericale» fosse spazzata via, come fuscello al vento, da un vecchio di quasi 80 anni, che nel 1963, due mesi prima di morire, dichiarò la guerra, in un tempo nucleare, «alienum a ratione-la guerra è roba da pazzi» (Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 11-04-1963, n. 67). La guerra è sempre l’arte dei ricchi che derubano e assassinano i poveri, ineluttabilmente.

L’Europa, nata dalle macerie di due guerre «mondiali», si abbarbicò alle radici del Diritto che, per quasi 80 anni, visse e propose come alternativa alle armi e alla loro proliferazione. Il Diritto, l’Economia di Pace, la Democrazia, i Diritti diffusi e pervasivi (Salute, Lavoro, Scuola, Socialità, Abitazione, Condivisione, Politica, Dignità, Tempo Libero, ecc.) erano l’orizzonte della «Nuova Europa», quella che, dalle prigioni nazifasciste di Mussolini, sognarono i prigionieri politici di Ventotene (Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e anche Eugenio Colorni). Essi dietro le sbarre, sognarono l’Europa dei Popoli e seppero resistere al sopruso e alla violenza e all’orrore nazista e fascista, che, come disse Giovanni Paolo II, uno che se ne intendeva: «Il nazifascismo fu molto peggio del Comunismo dell’Unione Sovietica».

Siamo di nuovo sulla soglia di una guerra nuova «in Europa» e i segni si vedono tutti: inflazione, diminuzione dei salari e, quindi del potere di acquisto. La paura del domani, in senso stretto, «fa novanta»: si procreano meno figli e si pensa anche, per sopravvivere, di rinunciare a un pezzo di Democrazia, come i diritti di salute, di scuola, di lavoro: meglio meno che perdere tutto. È il discorso semplificato, che, allora, nel ’22 portò al potere Mussolini e dopo Hitler con le conseguenze che ancora oggi paghiamo. Amaramente.

Ora, in Italia, la pronipote del duce, osannata dal d’annunziano grido «Eia! Eia! Alalà!», cantato da revanscisti nostalgici e gente fallita, si atteggia a ducetta d’occasione, montandosi la testa di «donna della storia», o, meglio, della «storiella», segno evidente d’involuzione perché inneggiano chi, a sua volta, ha sempre inneggiato chi portò l’Italia alla distruzione di guerra, alla perdita della propria anima e del proprio pudore.
Il grido dell’inno nazionale francese «Aux armes, citoyens, Formez vos bataillons, Marchons, marchons !» è diventato il grido di gran parte dell’Europa con a capo la Capa guerriera e guerrafondaia, la tedesca Ursula Von Der Leyen (che più opportunamente, io chiamo «Ursula Bor-der-line».  Trump ha scatenato i dazi e tutti a gridare: «Se Apocalisse deve essere, Apocalisse sia!». Poveri illusi!  Dice la beatitudine del vangelo di Matteo, nelle traduzioni affrettate ufficiali: «Beati gli operatori di pace», mentre la traduzione corretta e più aderente al testo greco (Makáiroi hoi eirēnopoiói) è la seguente: «Beati i Poeti della Pace», cioè i visionari, i sognatori, quelli che vedono la Realtà, prima di tutti gli altri che sono fermi agli schemi belligeranti e da lì non si smuovono; quelli che misurano i respiri e i singulti della Von der Leyn (o Bor-der-line) a suon di miliardi per favorire l’industria di guerra, non importa se al prezzo di milioni di morti. Tanto sono poveri!

Chi vuole sognare e imparare e riflettere, oltre i luoghi comuni, le paure e gli interessi di chi vuole portarci diritti in guerra, contro le facce di tolla, pontificanti le straordinarie vittorie dell’Ucraina sulla Russia, ma smentiti giorno dopo giorno dai fatti, senza fare nemmeno una piega, adattandosi come liquidi al sistema dei loro padroni, investitori in armi,

venga a Palazzo Ducale, al Munizioniere, SABATO 05 APRILE, ORE 17,00 per pensare e riflettere su  «Economia di guerra»; «Lavoro e sviluppo economico in tempo di guerra»; «Il lavoro delle donne e i “tempi” della città»; «il Porto e la portualità»; «Genova, città inospitale?»; «Genova, spazi e tempi della città».

L’organizzazione e i contenuti sono del Coordinamento di Gruppi e Movimenti di Cittadini per la difesa e la Promozione del Territorio e delle Comunità. In altre parole, Cittadini e Cittadine che amano il loro Paese, la loro vita, la vita di figli e nipoti e pronipoti che si sono svegliati dal letargo dell’indifferenza e della logica del «non tocca a me» e si sono alzati in piedi per essere voce di protagonisti della vita vera, feriale, che si trova nei vicoli, nelle strade, nel disagio, nell’abbandono della cura delle persone e del territorio, trasformato in insicurezza creata apposta, per potere raccattare voti con la pancia e non con la testa pensante. Questi cittadini e cittadine, che cercano solo l’interesse di «esserci» (Dazein, dicono i Tedeschi), diffondono la partecipazione attiva, che comporta presenza fisica e progettazione propositiva.

3 allegati in un unico allegato:

1)  All. 1: PROGRAMMA DI SABATO 5 APRILE 2025 ore 17:00, AL MUNIZIONIERE CON TITOLO E RELATORI

2)  All. 2: La Città di Genova in numeri: come è adesso (in Numeri)

3)  All. 3: Quali Partecipazione, Coesione sociale, Sicurezza sociale e futuro della Città di Genova?

Il prossimo voto comunale:

Non votare è sempre NEGATIVO per tutti: chi non vota lascia spazio a chi sporca, usa e manomette la POLITICA per allontanare sempre più da lei gli onesti: Se tu non ci sei, perdi due volte.

SABATO 5 APRILE 2025 Ore 17,00

Palazzo Ducale, Munizioniere, Piazza Matteotti Genova (a sinistra piano terra).

PROSSIMO E ULTIMO  INCONTRO:

Salute Pubblica
e tutela dei territori.

VENERDI 11 APRILE 2025
Ore 17,00

Circolo Ricreativo CAP,
Via Albertazzi 3/R, Genova.

A tutti un abbraccio affettuoso e un invito forte e non perdere questa occasione d’oro per noi, i vostri figli e nipoti, per Genova che non vogliamo perdere o smarrire nel vuoto, che possiamo riempire col voto, COME ATTO DI AMORE 
per la Città.

INSIEME.

«Politica è sortirne INSIEME» (Scuola di Barbiana).

Paolo Farinella, prete
(paolo@paolofarinella.eu)


C.S.
Giovedì 3 aprile 2025 – Anno XIX